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01/09/2016 – O’ahu – Honolulu

Be’ abbiamo dormito, ma i -12 di fuso orario sono complicati.

Come previsto la giornata sarà di riposo assoluto. La mattina andiamo a fare colazione sulla strada principale da Vintage Island Coffe dove per due pastarelle, un caffè e un simil cappuccino lasciamo € 14. Si fa chiaro che qui i prezzi sono feroci.

Andiamo in spiaggia, è praticamente tutta libera e non ci sono ombrelloni a meno che non ne chiedi l’installazione di uno ad un tizio. L’acqua è incredibile, il posto magnifico. Non raggiunge la lode solo perché è parecchio frequentata, ma si sopravvive egregiamente.

Dopo un bagno lungo ore usciamo per andare a cercare un pranzo. Troviamo un negozietto che vende coreano, Me’s BBQ, molto economico e molto abbondante. Io prendo un mix di noodle e verdure, Leila del pollo fritto. Be’ la qualità è chiaro che non sarebbe stata garantita!

Torniamo in spiaggia e dopo essere rimasti un po’ sotto le palme all’ombra, visto che il sole cuoce, torniamo nelle prime linee. Entro in acqua e ci rimango ore. Alle 15:00 sono quasi da solo, alle !7:00 arrivano persone e surfisti e il mare si popola. Alle 17:30 me ne esco e torno all’albergo.

Il giovedì offrono l’aperitivo in piscina: analcolico e condito da un disperato con Ukulele. Per noi dura veramente poco.

Non resistiamo al sonno e sveniamo per circa un’ora, quindi dopo la doccia usciamo.Una sosta al supermercato regala un momento epico: Leila prende un solvente per lo smalto delle unghie in gel. Alla cassa ci chiedono un documento americano. Non l’abbiamo, ma perchè? Scopriamo che quel diluente ha nella composizione una molecola utilizzata per sintetizzare droga. Ci chiediamo se abbiamo l’aspetto di produttori …

Facciamo un giro guardando la passarella serale ed esaminando i ristoranti. L’impressione iniziale è confermata: se chiudi e pari gli occhi hai un deja vu di essere in oriente. Il 90% delle persone è asiatico, con una forte predomimamza giapponese,

I ristoranti sono quindi adeguati, ma dopo due pasti Leila vuole carnaccia. Dobbiamo girare molto, ma alla fine troviamo Yard House, lo stesso dove siamo andati l’anno scorso a Las Vegas. Dopo 30 minuti ci danno un tavolo, ordiniamo e al tavolo arriva un hamburgerone per Leila e le ali di pollo tarocche fritte per me (ebbene sì, stessa scelta). Tutto viene condito da una birra nera per Leila (che rimane nel bicchiere) e una Shock Top per me. Boh’, io l’ho trovato un po’ secco, ma la salsa barbeque annessa con la cannella davvero non si affronta.

Waikiki è davvero il posto del lusso, si vede dai negozie e residence. Tutto sommato però non è ostentato, per cui non ti fa sentire fuori posto.

Il resto della serata lo spendo a litigare con il sito della Hawaiian Airlines, per il checkin del giorno dopo.

 

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