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24/06/2013 – Istanbul

Ogni viaggio è magnifico, scoprire nuovi posti, nuove culture, conoscere gente diversa, ma c’è sempre un lato oscuro che di solito si presenta gli ultimi giorni. E anche in questo non c’è eccezione. Il nome di questo mostro è … shopping!

Prendete una donna (Leila), mettetela in mezzo al Gran Bazar, ovvero chilometri di negozi e inserite oggetti, gioielli, chincaglieria orientale e … la miscela è esplosiva.

Entriamo verso le 11:00 al Gand Bazar, dopo un’ora alzo bandiera bianca e mi siedo in un bar a bere un paio di çay e a incrociare lo sguardo con altri malcapitati nella mia condizione, dopo un’altra ora mi aggrego a Leila e mi rendo conto della pazienza dei negozianti. Fortunatamente qui si tratta poco, i prezzi sono quasi fissi e se c’è un margine di sconto spesso te lo offrono direttamente. Sfortunatamente l’occhio di Leila è buono e cade solo su cose di ottima qualità e costose.

Dopo qualche sfregata di carta di credito (che tutti accettano, ma se paghi in contante sbucano ulteriori sconti) riusciamo ad uscire verso le 14:00. Sono esausto, Leila invece è fresca come una rosa.

Ci fermiamo a mangiare in un self service sulla via del tram. Leila prende un kebab di carne che dice essere buono, io un piatto misto di cose vegetariane. Non che fosse cattivo, ma per uno dei miei ultimi pasti in terra ottomana, avrei preferito qualche cosa di più … turco.

Dopo una sosta all’albergo andiamo al pier di Eminönü e entriamo quasi a caso su una barca che effettua il giro del Bosforo. Più che il giro mi pare un antipasto in quanto si parla di 60 minuti andare e tornare. Bastano però per capire che nel Bosforo c’è poco! Adoro le scene di pesca, la vita sulla riva come ho visto ad esempio in Cambogia, ma qui non c’è niente. Sulla riva case e palazzi, qualcuno che cammina, niente di ecclatante.

La visiti alla Grande Moschea, di fronte al pier invece è molto interessante. Anche qui si vedono abluzioni, dentro gente che prega.

Dopo ci siamo infilati dentro allo Spice Market e Leila, con il suo fiuto infallibile, ha trovato modo di comperare qualche piccola altra cosa. Adesso a casa potremo preparare caffè e the turchi, lo faremo davvero?

Ci fermiamo a mangiare in un posto a caso. Io volevo un ultimo roll vegetariano, per cui al quarto tentativo troviamo un posto. Leila ha preso un kebab con carne, a me ne tocca una con verdure. Mi chiedo se la inusitata richiesta abbia adirato lo chef, perchè mi è arrivato un roll contenente dei peperoni piccanti e varia verdura cotta. Quando ho finito il panino le lacrime solcavano il mio visto e non era per una sorta di coomozione!

Ci fermiamo in una pasticceria che espone una insegna “dal 1864”. Pensiamo: “Caspita, che Baklava faranno qui!” ed entriamo. Tutti i tavoli sono occupati, quindi usciamo e prendiamo i dolci take away.

Raggiungiamo le panchine di fronte alla Moschea Blu, ordiniamo due çay e ci rendiamo subito conto che la pasticceria produceva la peggiore Baklava dal 1864. La mangiamo lo stesso, beviamo e torniamo in albergo.

Purtroppo domani si riparte e dobbiamo fare le valige.

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