E’ ora di lasciare Las Vegas.
Dopo una colazione dentro all’albergo definiamo il percorso della giornata e partiamo, destinazione Zion National Park.
Usciti da Las Vegas abbiamo preso la 95 North per avvicinarci a Zion. La strada è enorme e non molto trafficata, per cui si guida senza fatica. La combinazione cambio automatico + cruise aiuta molto, alla faccia di chi dice che toglie il piacere della guida.
Dopo qualche ora, un paio di soste e una strada persa arriviamo al parco.
All’ingresso acquistiamo la carta Beautiful America che permette l’ingresso in tutti i parchi nazionali a un paio di persone. Costa $80, ma se ha intenzione di vedere almeno quattro parchi conviene.
Il parco è perfettamente organizzato. Lasci la macchina davanti al visitor center e prendi un autobus che ti porta dentro il parco con varie fermate. Passa ogni 10 minuti e si può salire e scendere a piacimento.
Saltiamo le prime fermate e scendiamo a Zion Lodge, dove c’è un piccolo trekking che porta alle Emerald Pool. La Lower ti porta alle cascate sulle piscine, ma di questo periodo non c’è molta acqua. La Upper ti porta a vederle da sopra e la upper, un po’ più difficile, sopra dove si formano.Tornando un po’ indietro un altro sentiero ti porta al Grotto, la fermata successiva.
Riprendiamo l’autobus e facciamo le altre fermate, Weeping Rock e Big Bend, solo scendendo e guardandoci in torno.
All’ultima invece, Temple of Sinawava parte un trekking di 1,3km che segue il fiume. Terminato il lastricato devi entrare dentro al fiume bagnandoti fino al ginocchio. Dopo il guado c’è una strettoia nel canyon e così prosegue tra guadi e nuotate per chilometri.
E’ tardi, buio e non guadiamo anche perché dalle foto sembra meno impressionante del canyon visto in Marocco.
Riprendiamo il bus, torniamo al parcheggio e sotto la pioggia iniziamo a cercare una sistemazione. Gli alberghi vicino a Zion hanno dei prezzi irragionevoli, superiori persino a New York, per cui ci allontaniamo. Troviamo un motel Travel Lodge a Hurricane, non economico, ma affrontabile, ma sono già le 21.
Il primo motel della mia vita è come me lo aspettavo, ovvero come si vede normalmente in televisione.
Usciamo per andare a mangiare e ci fermiamo da Baristas, un ristorante vicino. Prendo la Enchilladas più costosa dell’universo che lascia sul fondo del piatto un dito di unto. Il sapore? Be’ di sicuro ti fa ricordare che non sei in Messico! Leila prende un hamburger che dice essere veramente ottimo, ma di fianco non ci sono le immancabili patatine. Accompagnamo con due birre artigianali del posto totalmente senza gusto.
Tra la strada e i trail siamo stanchi morti, ora di dormire…