Sveglia alle 5:45 per vedere la processione dei monaci che raccolgono il cibo. Lungo la strada principale dai vari monasteri i monaci passano in sfilata davanti a persone inginocchiate che riempiono con qualche cosa i loro cestini. Non si deve pensare ad una elemosina, nella tradizione del sud est asiatico i monaci vengono sostenuti dalla comunità. La processione si svolge nel silenzio e avrebbe qualche cosa di mistico se non fosse per troppi personaggi che scattano foto con addirittura il flash.
Dopo colazione iniziamo il giro della cittá con i ritmi che le si convengono: iniziamo dal Wat May Souvanhnaphoumaram sulla via principale per poi passare al palazzo reale.
Il palazzo reale è poco sfarzoso, ma molto carino. Attenzione che alle 11:30 chiudono, quindi se siete a metà visita vi mandano fuori. Fortunatamente a noi mancava solo un padiglione con delle auto storiche, per cui niente di male.
Andando a caso siamo giunti in un piccolo Wat che ho eletto a mio preferito, niente di eclatante, ma molto carino: Wat Choumkhong Sourintharame.
Subito dopo ci siamo trovati dentro ad un monastero seguendo un gruppo di francesi in tour, il Wat Siphoutthabat.
Molto bella la vista del fiume dall’alto, si vede il bamboo bridge con i monaci che lo attraversano.
Ci siamo fermati in un bar per un croissant al cioccolato e una torta al limone. Io ho azzardato un the chai, ma con quello indiano condivideva solo il nome, per il resto tutto buonissimo. La cosa carina era guardare dalla terrazza la gente, ma sopratutto i monaci che passavano.
Seguiamo il lungo fiume dove ci sono tantissimi ristoranti, ma anche begli scorci di vita fluviale.
Dopo la pausa siamo andati a visitare il Wat Xieng Thong. Il posto è molto bello e nello stesso istante c’era una cerimonia con l’ambasciatore americano come ringraziamento dei fondi per i restauri.
Dopo qualche altro chilometro a piedi e cinque Spring roll presi ad una bancarella abbiamo scalato la collina per raggiungere il That Chomsi Stupa da dove si ha una vista sulla città … se si riesce ad averla visto quanto è affollato.
Sulla cima si accede da due sentieri diversi, suggerisco di seguirli entrambi perché contemplano cose diverse. Dalla salita di fronte al Palazzo Reale si può vedere il piccolo Wat Pahouak, interessante per le pitture murali.
Scendendo dall’altra parte ci sono delle belle statue del Buddha, anche se un po’ recenti, una caverna con altare e una improbabile impronta del Gautama.
Dopo una rapidissima sosta all’albergo siamo andati a cena con poca voglia di camminare. Ci siamo fermati ad un ristorante sulla strada principale, molto turistico. Abbiamo preso zuppa Tom Yum, noodles saltati con verdure, alghe del Mekong fritte e pollo al caramello. Le razioni sono molto abbondanti, la qualità veramente minimale.
Siamo tornati al caffè del giorno prima per un caffè Laos style, ma si sbagliano a portarlo e il risultato è … imbevibile, inutile protestare. Leila azzarda un bicchiere di vino rosso, al primo sorso nemmeno male, ma sulla distanza …
Insomma, la serata culinaria è andata molto male, ma del resto è la prima volta in quasi due settimane, quindi non possiamo lamentarci.
Il primo giudizio di Luang Prabang è che sia una città molto bella che deve essere considerata una tappa obbligatoria. Il problema è che si paga per qualunque cosa, dai Wat al museo, alla salita per la vista. Due euro qui, tre di là, il tutto moltiplicato per due persone ti rendo conto che è già ora di cambiare altre banconote.
L’albergo è molto carino, ma è vicino al night market che da attraversare è allucinante. Ormai conosciamo la città e ci muoviamo sui lungo fiume che sono molto comodi e non affollati. Se ci svegliamo domani torniamo a rivedere la processione dei monaci, per cui altra sveglia alle 5:45.
Buonanotte!
ສິ້ນຂອງສັດ, ທີ່ທ່ານມີເພື່ອຈະຍັງປະມານ?
Google lo traduce come
“Lao Sin degli animali, devi essere in giro?”
E’ un messaggio cifrato? Allora ne ho uno per Mauro M.:
“Per addestrare il mio Rottweiler è tardi”.