La sveglia è puntata abbastanza presto, la giornata sarà lunga, impegnativa, ma con una unica destinazione: Askja.
Questo è una delle mete imperdibili di questo viaggio, o meglio, così dicono tutti, guide comprese. La cosa pazzesca è che non è tanto quello che si va a vedere, cosa che ho capito più o meno, ma la strada che ti ci porta.
Per arrivare ci sono difatti un paio di F-Road con guadi impegnativi e molto, molto rischiosi. Ho visto video su Youtube da accapponare la pelle. Fino a qualche giorno fa ho pensato di venire con un autobus, ma il prezzo è veramente irragionevole e la chat di Safetravel, interrogata, continua a dire che Puffin (il Duster) può transitare per la F905 evitando la F88 senza problemi.
Ci svegliamo quindi presto, la meta è lontana e, francamente, voglio tornare indietro in piena luce. Torniamo indietro fino a Möðrudalur, la fattoria più alta dell’isola e che abbiamo visitato due giorni prima. L’itinerario è assurdo, ma avevamo appunto previsto di partire in autobus da Mývatn.
Non ci fermiamo e poco dopo imbocchiamo la F905 che ci porterà alla F910 e infine alla meta. La strada inizialmente sembra abbastanza agevole, arriviamo ad un piccolo guado che sembra messo lì apposta per prepararti a quello che ci sarà dopo.
Io non sono certo un esperto di 4×4 e mi sono attenuto alle regole da manuale per attraversare i fiumi: fermarsi, guardare la profondità, cercare il punto migliore per passare, salire in macchina e passare cauti, ma con decisione. |
Passiamo questo, niente di che, ma il bello deve ancora a venire. Arriviamo ad un altro guado che richiede anche una semi curva dentro all’acqua. Ok, so che quanto sto per dire sarò poco virile, ma si fa di necessità virtù.
Mentre sto guardando perplesso il passaggio vedo in lontananza arrivare un Suzuki Jimny, quindi mi preparo un caffè con l’acqua calda nella borraccia, ci intingo un Muffin e aspetto che il tizio passi. Forse è un po’ troppo deciso perchè tira una pacca sull’ammortizzatore che sentiamo da lontano, ma la traiettoria è chiara.
Passiamo il guado, la sensazione di non fare presa con le gomme sul fondo è inquietante, ma ne usciamo abbastanza tranquillamente.
Proseguiamo per parecchio tempo in un memorabile paesaggio desertico. Procediamo lentamente, anche perché a tratti troviamo rocce da passare, fondi di sabbia, dossi a una corsia e curve a gomito. Procedendo con cautela non sembra particolarmente pericoloso.
Arriviamo ad un villaggio a pochi chilometri dalla meta, non dopo qualche piccolo guado. Ci fermiamo per andare in bagno e ripartiamo subito. Dopo pochi chilometri arriviamo al parcheggio.
Lasciamo la macchina per una camminata da circa 20 minuti per giungere a Viti. Ho tutto l’occorrente per fare il bagno, l’acqua del cratere è calda, be’ più o meno, circa 28°. Affronto la discesa, ma la pioggia dei giorni precedenti ha reso la ripida discesa molto scivolosa. Dopo una plateale culata per terra decido di risalire, non senza difficoltà. I miei pantaloni appena messi si sono sporcati di fango, sigh!
Risalito facciamo il giro del cratere per arrivare all’altro cratere, enormemente più grande e riempito da un enorme lago.
Il panorama è davvero impressionante, anche se sembra solo un enorme lago, pensare alla immagine satellitare che rende l’idea del cratere, è impressionante.
Facciamo una piccola camminata, qualche foto e poi ripartiamo. Per arrivare al parcheggio ci vogliono 20 minuti, il viaggio di ritorno è lungo e di sicuro non voglio attraversare i guadi con il buio.
Dopo il lungo rientro, i guadi con qualche brivido (il grande non l’ho preso molto bene), ritorniamo a Mývatn diretti al campeggio. Mangiamo in camera qualche panino con Hummus e ripartiamo dopo poco tempo.
La giornata è stata lunga e faticosa, quasi tutta in macchina, ci meritiamo un premio: passiamo la serata al Mývatn Nature Baths. Sono le terme della città, una delle più rinomate dell’isola.
Sono le nostre prime terme e dobbiamo sciogliere il dubbio che ti viene immediatamente davanti alle vasche: ok, l’acqua è calda, ma entrare e uscire in costume con questa temperatura è possibile?
Be’, chiaramente lo è. Quando entri il passo è parecchio veloce, all’uscita il calore accumulato mitiga il freddo. Di fatto l’esperienza è molto rilassante. Quando arriviamo c’è luce, vediamo la bellissima piscina azzurra fino ad un bellissimo tramonto che godiamo dall’acqua. Rimaniamo ancora per parecchio tempo spostandoci per le vasche e godendo del tepore.
Quando usciamo è tardi, siamo stanchi e molto rilassati. Rientriamo, vinciamo la pigrizia di mettere il pigiama e sono sicuro che il sonno arriverà molto velocemente.
zzzzz…. zzzzzzz…. zzzzzz….
Askja merita il viaggio? La strada è lunga e faticosa, si deve sempre stare attenti a dove si passa, molti bucano le gomme e il fondo stradale cambia in continuazione. I guadi non sono difficili, ma un po’ inquietanti se pensi che i mezzi non sono assicurati. Viti è bello, ma ce ne sono altri analoghi, Askja sembra un enorme lago. Onestamente lo rifarei, ma solo perchè la F905 è una meravigliosa strada desertica, interrotta però da un potente fiume. |