Ci alziamo abbastanza presto e usciamo senza colazione. La giornata sarà abbastanza lunga e vogliamo guadagnare tempo.
Ci avviamo verso il fiordo di Seydisfjordur, uno dei più belli, dicono. Ieri la pioggia e la nebbia non ci hanno fatto godere dei panorami al meglio, ci vogliamo giocare l’ultima carta.
La partenza non è delle migliori. Dobbiamo scalare la montagna per arrivare al fiordo, ma la temperatura è di 3° e piove. Arrivati però a Seydisfjordur scopriamo che la montagna sui due lati protegge il fiordo che ci si para davanti in tutta la sua bellezza.
La piccola cittadina è veramente bella e caratteristica. Noi però non ci accontentiamo e cerchiamo con qualche difficoltà due particolarità. La prima sono delle cupole che armonicamente risuonano rievocando la musica tradizionale islandese: sono le cupole di Tvísöngur.
Sempre più introvabile riusciamo alla fine a trovare una cabina del telefono che si è praticamente fusa dentro alla collina. Di sicuro il fatto che sia così fuori posto è sicuramente una esperienza surreale.
Ritorniamo a Egilsstaðir dove facciamo colazione dal benzinaio N1. La colazione è sempre buona e non tanto costosa.
Torniamo alla foresta di Hallormsstaðaskógur cercando la cascata di Upphéraðsvegur. Purtroppo, come troppo spesso capita in Islanda, le indicazioni non sono proprio chiare. Facciamo una camminata da 30 minuti e poi ci arrendiamo, tempo di proseguire. (n.b. Mancavano poi solo 12 km!)
Ci addentriamo verso l’interno e il paesaggio cambia. Si passa da fiordi e dalla foresta al deserto. Il colori predominanti sono scuri, pochissima vegetazione, veramente bellissimo. Ci fermiamo in una area di parcheggio ad ammirare il paesaggio e con noi ci sono tante altre macchine. Siamo tutti a bocca aperta.
Proseguendo verso il centro passiamo per Möðrudalur, la fattoria più alta dell’isola. Di fatto non c’è molto, un campeggio, un ristorante e una chiesa. Una breve tappa, ma carina.
Lasciamo la strada asfaltata per lanciarci dentro ad una sterrata che ci porta con qualche saltello alla cascata di Dettifoss lato est. La cascata è accessibile da ambo i lati e sembra che entrambi abbiano caratteristiche diverse. Da questo si arriva a toccare l’acqua e si percepisce da vicino tutta la potenza del salto. E’ chiaro perchè questo posto sia così visitato.
Si sta facendo tardi e abbiamo ancora parecchie cose. Alla fine della strada sterrata ne imbocchiamo un’altra che ci porta al canyon Ásbyrgi.
Questo posto l’ho trovato veramente magico. Non si deve pensare ad un classico canyon, La forma è una sorta di anfiteatro con nel centro un altro altipiano accessibile da un lato. Una camminata ti porta nel centro del sito dove il panorama è mozzafiato.
Facciamo prima una piccola camminata ai piedi del canyon, per poi passare alla parte centrale dove vediamo uno dei paesaggi più strani e belli che io ricordi.
Non rimane molto tempo prima del tramonto e raggiungiamo Datifoss lato ovest. Qui si è più lontani dall’acqua, ma la forza del salto è ancora molto presente e il panorama un po’ più ampio? Quale è il lato migliore? Difficile da decidere, almeno per me. L’orario tardo ci consente però di vedere il tramonto e l’ambientazione è sicuramente perfetta.
Arriviamo a Mývatn con il buio. Al camping Vogar Travel Service ci accolgono e ci danno la nostra piccola ma accogliente cameretta. Andiamo subito in cucina a prepararci un risotto ai porcini … ovviamente in busta.
La giornata è stata lunghissima, ce ne andiamo a letto stanchi, ma felici.