Kampot non è certo una metropoli e si appresta più a una visita rilassata che una corsa contro il tempo. Parte della mattina l’abbiamo spesa a pianificare i prossimi giorni prenotando autobus e alberghi.
Dopo abbiamo preso un motorino a noleggio e abbiamo iniziato ad andare un po’ a caso. I motorini sono di due tipi: dei 50cc automatici e con il cambio di solito 125cc. Noi abbiamo optato per il cinquantino visto che è già complicato girare per le strade rotte e per il traffico un po’ caotico. La guida dei cambogiani è anarchica, niente frecce e precedenze. Girare però non è complicato perchè tutti vanno piano, mai sopra i 50km/h. A Phnom Penh abbiamo visto vari incidenti, ma la gente rialza il mezzo e riparte illesa. Credo che le assicurazioni non esistano. Insomma, basta buttarsi un po’ e non ci sono problemi. Per la benzina ogni chilometro c’è sempre una baracchina sulla strada che espone bottiglie di carburante.
Prima un giro all’interno della città, ma ci vuole davvero poco tempo. La città costeggia il fiume che attraverso con due ponti: l’Old bridge e il New bridge. Abbiamo prima attraversato il New bridge e ci siamo diretti verso le Tek Chhou Rapids. Questo è un posto amato dai cambogiani che vanno a fare pic nic e a rinfrescarsi con un bagno al fiume. C’è un’area con delle piccole piattaforma deve la gente mangia, molti “ristoranti” e affitti di costumi da bagno e ciambelloni per immergersi. Le cascate non le abbiamo visto per cui abbiamo risalito il fiume per un altro po’ fino a raggiungere una centrale idroelettrica (cinese) che credo abbia cancellato le cascate.
Al ritorno al posto di riattraversare i due ponti abbiamo proseguito sulla strada verso sud fino ad arrivare ad un ponte che attraversa un ramo del fiume che devia dal corso principale. Da qui la strada diventava sterrata ed il paesaggio magnifico. Dopo un po’ avanzare diventava troppo complicato e siamo tornati indietro.
Abbiamo attraversato l’Old bridge e deviato verso sud per un’altra strada che diventava sterrata. Da qui si raggiunge il villaggio dei pescatori, altro magnifico posto da non perdere. I bambini sono bellissimi, la gente di una cordialità incredibile ti saluta quando passi per strada.
Siamo rientrati in città e siamo andati a prendere un aperitivo: birra per me e noce di cocco per Leila. Qui ti danno il latte aprendo direttamente il cocco. La differenza da altri posti come ad esempio i Caraibi è che il cocco ha le dimensioni di una palla da bowling e dentro ci saranno due litri di succo. La sete te la toglie di sicuro.
La sera cena da Rikitikitavi, un posto un po’ sofisticato, ma sembra che sia uno dei pochi della città a fare cucina Khmer. Il posto è di proprietà di francesi che nel menù assicurano la salute dei loro prodotti e la cura nella cucina. Leila ha preso il Saraman (manzo cotto con verdure in spezie) e io un Kuree Krahom (verdure cotte in spezie) entrambi accompagnati da riso bianco. Da bere un Merlot Cileno e due frullati di Ananas e zenzero eccezionali.
Vita notturna? 21:30 siamo in camera a provare di vedere il film di ieri che è servito a farci dormire.