Ci svegliamo presto, la giornata sarà parecchio lunga. Facciamo colazione alla guesthouse e siamo pronti per partire.
In Islanda il meteo cambia in continuazione, inutile prendersela per la pioggia o il nuvoloso, chissà come sarà tra mezz’ora… |
A differenza di ieri oggi c’è il sole, per cui facciamo un altro giro in spiaggia per vederla con altri colori e posso confermare che non è lo stesso panorama.
La prima sosta prevista è presso il Laufskálavarða, un posto dove sono state impilate pietre per anni. Adesso è vietato, ma ce ne sono comunque centinaia e, la breve visita, merita sicuramente la sosta.
Come già detto in Islanda ci sono tanti piccoli gioielli non preventivati, basta osservare al lato della strada. Ci fermiamo presso la Þjóðvegur Rest Stop da cui parte un breve percorso all’interno di un bel campo di lava. Bello, poco impegnativo e una ottima sosta per sgranchirsi le gambe.
Seconda tappa è il Fjaðrárgljúfur Canyon. E’ un canyon dove passa un fiume che si convoglia in varie cascate. Un facile percorso costeggia la riviera e punti di osservazione permettono di avvicinarsi nei punti più scenici. Una bella sosta, neanche troppo frequentata.
Seguiamo la Ring Road e ci fermiamo spesso. Lungo la strada ci sono decine di cascate, tutto molto caratteristiche, ma alcune di queste meritano proprio una fermata, anche se di pochi minuti.
Una altra sosta imprevista è presso Dverghamrar, dove um piccolo e facile percorso porta a vedere le formazioni rocciose a cubi viste sulla spiaggia ieri. L’importante differenza è che non c’è nessuno e possiamo vedere le formazioni in tutta tranquillità. Vero, non siamo sulla spiaggia nera, ma le cascate in ogni angolo rendono comunque il posto magico.
Ci dirigiamo verso il parco nazionale Skaftafell (che ora fa parte dell’immenso Vatnajökull National Park), dove si vede il più grande ghiacciaio dell’Islanda. Facciamo varie soste per vedere da lontano il ghiacciaio e per ammirare questo deserto completamente nero.
Una di queste soste è presso lo Skeiðará Bridge Monument, un ponte travolto da iceberg creatisi durante l’eruzione del Vatnajökull nel 1996. Vedere la lamiera ritorta rende proprio l’impressione della forza della natura.
Entrati nel parco parcheggiamo al visitor center, dal quale si diramano tutti i percorsi a piedi. Non abbiamo molto tempo per cui prendiamo il percorso diretto per la cascata di Svartifoss. A parte l’ultimo pezzetto più stretto il tracciato è comodo e largo, tutto in salita all’andata e, ovviamente, in discesa al ritorno. La caratteristica della cascata è che le rocce da cui scende l’acqua hanno la consueta forma a parallelepipedi.
Ripartiamo dal parcheggio, ma ci fermiamo qualche chilometro più avanti perchè una lingua del ghiacciaio Svínafelljökull scende a valle. Non si riesce a raggiungere il ghiaccio, ma costeggiando la montagna e il lago si arriva parecchio vicino.
L’itinerario prevede a questo punto il giro in barca sul lago con gli iceberg. E’ una cosa infilata all’ultimo momento, per cui non abbiamo guardato quasi niente. Arriviamo al lago, ma è quello sbagliato.
In questa zona ci sono due laghi, il Fjallsarlon più piccolo e con acqua dolce, e il Jökulsárlón che ha uno sbocco sul mare, quindi più salata. In entrambi è previsto il giro in gommone, ma il secondo è più frequentato. Come bellezza si equivalgono, il Fjallsarlon compensa la dimensione con un fronte di ghiaccio dal quale si staccano gli iceberg più grande. |
Parcheggiamo al Fjallsarlon. Il costo del giro in gommone non è eccessivo, per cui lo facciamo. Per un’ora abbondante giriamo intorno agli iceberg con le spiegazioni del capitano, un ragazzo napoletano che vive qui, sulla geologia. Il giro merita il costo in quanto che è l’unico modo per arrivare vicino al fronte di ghiaccio. Purtroppo non siamo fortunati e non vediamo un blocco di ghiaccio staccarsi dal fronte.
Anche qui il capitano ci spiega che la tendenza da migliaia di anni è che il ghiaccio si stacca, ma viene rimpiazzato da altro, fenomeno che negli ultimi anni non si sta verificando. Nel giro di pochi decenni il fonte è difatti arretrato di parecchie decine di metri.
Pochi minuti di macchina piùavanti arriviamo al Jökulsárlón, sicuramente più spettaccolare, ma molto più affollato. Facciamo un giro lungo il lago per vedere pezzi di ghiaccio a riva, poi ci spostiamo nello sbocco sul mare. Qui gli iceberg arrivano nell’oceano, ma si frantumano in pezzi più piccoli che si vedono a riva.
Ritorniamo al parcheggio grande sul lago dove vediamo uno dei più bei tramonti di sempre.
E’ tardi e abbiamo ancora una ora di strada da fare. Arriviamo tardi a Höfn dove la nostra guesthouse, la House on Hill ci attende. Facciamo una veloce cena con noodles liofilizzata e acqua dal bollitore. Stanchi ma felici facciamo una doccia e andiamo a dormire.