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03/09/2019 – Islanda sud est

Sveglia alle 6:00 a Westman nella nostra capannina. Non c’è tempo per la colazione, dobbiamo arrivare al ferry alle 7:00, ma ci sono pochi minuti di macchina.

Un po’ a malincuore saliamo sul ferry e lasciamo questa magnifica isola che ci ha lasciato tanti bei ricordi.

TipsA fine viaggio posso sicuramente dire che Westman è sicuramente uno dei posti più magici che abbiamo visto. Unico luogo che ci ha permesso di vedere i Puffin a settembre e la cortesia degli abitanti si discosta di molto dalla fredda cortesia di quelli dell’isola maggiore. E’ vero che non c’è molto da fare, ma anche solo per camminare o riposarsi il posto merita.

Atterrati partiamo subito per la prima meta, non molto lontano: la cascata di Seljalandsfoss. E’ ancora presto e fortunatamente non c’è molta gente, riusciamo a fare qualche fotografia senza troppa gente intorno. La cascata di per se non è niente di particolare, ma la sua meravigliosa caratteristica è che si può passare dietro al flusso d’acqua.

TipsDavanti alla cascata c’è un parcheggio a pagamento, sono circa € 7 a macchina. In Islanda non c’è quasi mai un biglietto di ingresso, per cui non trovo scandaloso questo obolo.

Proseguendo sul viale si costeggia la collina e si arriva ad un piccolo gioiello, la cascata di Gljufrabui. L’acqua scende dentro ad un piccolo canyon e l’atmosfera è meravigliosamente surreale. Dentro non c’è molto spazio e troppa gente che si fotografa o riprende parenti e amici. La cosa che mi ha lasciato atterrito è che nessuno e dico nessuno ha fatto un singolo scatto alla cascata. Detto questo, saltare questa metà è da folli.

Lasciato il parcheggio arriviamo dopo poco alla nostra seconda tappa, ovvero Seljavallalaug, uno dei primi bagni termali dell’Islanda.

TipsCon la macchina si arriva al parcheggio della nuova SPA, meglio con le coordinate GPS. Da lì si segue un cammino di circa 20 minuti tutti su sassi e si arriva alla vasca.

Noi il bagno non l’abbiamo fatto, la piscina da molti forum è giudicata sporca perché pulita solo una volta all’anno. Effettivamente da fuori sembrava ci fossero parecchie alghe, ma anche parecchie persone, probabilmente appare peggio di quello che è. La camminata però merita perché segue una bellissima valle.

Il bello dell’Islanda è che mentre segui la tua strada ti trovi davanti cose inaspettate. E’ il caso della grotta Rútshellir, il cui ingresso ricorda le tipiche case Islandesi con il tetto di erba. Pochi minuti di visita, ma un gioiello inatteso.


Arriviamo quindi a Skógafoss, una delle mete turistiche più frequentate iin Islanda. E’ una imponente cascata, sicuramente molto bella, ma troppo frequentata. Si visita dal basso e dall’alto salendo una scalinata. Da qui si vede anche qualche altro salto a monte della cascata.

Prossima tappa è il ghiacciaio Sólheimajökull o, meglio, la lingua più accessibile quasi a livello del mare. Dal parcheggio in 10 minuti si arriva alla lingua, non molto attraente perché questa parte è grigio nera. Il motivo è che il ghiacciaio è sempre in movimento e qui raccoglie terriccio e fango e si colora. Perché si dovrebbe venire qui? Secondo me ci si rende conto di quanto il riscaldamento globale sia un problema reale: c’è un cartello che avvisa che camminare sul ghiacciaio è pericoloso, ma è circa 300 metri prima del suo inizio. Dalla posa del cartello tutti questi metri sono stati persi e vederlo è un pugno nello stomaco.

Passiamo poi al DC Plane Wreck, una spiaggia dove un DC-3 si è schiantato sulla spiaggia. Dal parcheggio ci sono 40 minuti a piedi sulla spiaggia con paesaggio praticamente inalterato, una noia vera. L’aereo è costituito praticamente dal rottame della carlinga e poco altro. La cosa snervante è la massa di gente che ci si butta sopra per le foto, Instagrammer e maleducati in genere. Il ritorno sono altri 40 minuti di noia. Ne vale la pena? Boh, se avete molto e tempo e poco da fare …

Dopo uno spuntino pomeridiano a base di pane e Humus Jalapeno ripartiamo verso la prossima tappa, il promontorio di Dyrhólaey. Da qui c’è una ottima vista dall’alto della Reynisfjara Beach, la spiaggia di sabbia nera. Una strada riservata ai 4×4 (ma dove vanno poi tutti), porta al faro che svetta sopra al promontorio. Una corta passeggiata circolare porta consente di ammirare il panorama a 180°. Scendiamo dalla stessa strada da cui siamo arrivati e constatiamo ancora quanto sia ripida.

Arriviamo a Vik e troviamo la Skammidalur Guesthouse, la nostra sistemazione serale. Non sembra proprio una guesthose, ma un albergo. Non c’è una cucina per cui decidiamo di andare in un pub vicino che non pare costare molto.

E’ presto però per cena, torniamo indietro ed entriamo nella Reynisfjara Beach da est. Qui ci sono le famose rocce a forma di poligoni, veramente strane. Ancora più estraniante è la sabbia completamente nera e le forti onde. Sarebbe tutto perfetto se non fosse per l’affollamento e per i vari personaggi che si arrampicano ovunque per una foto.

Terminiamo facendo una passeggiata nella spiaggia di Vik per qualche foto al tramonto.

Al pub ordiniamo dei nachos veggie per me e Leila prende un Fish and chips che dice essere molto buono. Accompagniamo la cena con due birrette Viking, anche perchè difficilmente si trova altro. Effettivamente usciamo con una spesa contenuta.

Rientriamo alla Gesthouse facciamo la doccia e ci mettiamo a dormire.

Buonanotte!

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