bomp.it

18/09/2016 – O’Hau – Honolulu

Ultimo giorno in Paradiso.

C’è una ultima cosa da fare e dalla qual nessuno che sia stato alle Hawaii si è potuto esimere: una lezione di Surf.

L’ho prenotata ieri, un po’ in emergenza perché i corsi sono tutti pieni. Ho trovato la Hans Hedemann Surf School che ha ancora qualche posto e non costa molto. Ho visto che alcune scuole fanno un’ora, altre due con prezzo più o meno simile. Scelgo quindi la lezione da due ore della HH. Tutte quante garantiscono che a fine lezione sarai in grado di stare in piedi su un’onda. Mi sembra un po’ ottimistico !!!

Facciamo colazione in un posto vicino alla scuola, da Wolfgang Puck Express. Prendiamo le solite uova e un waffle. Prezzo basso, buona qualità.

Troviamo un posto in spiaggia vicino a dove sarà la lezione e Leila si apposta con la sedia che l’albergo fornisce. Tutti gli alberghi tendenzialmente forniscono delle sedie-zaino per andare in spiaggia e i teli da bagno.

Mi presento alla scuola, mi fanno firmare il consueto foglio dove dichiaro che morirò durante la lezione e ci preparano per la teoria. Il maestro con un televisore ci fa vedere le regole fondamentali di sicurezza (come portare la tavola, come cadere, come fermarsi, stare attenti alla linea degli altri …).

Partiamo quindi dalla scuola e arriviamo in spiaggia. Ai piedi abbiamo delle scarpette e addosso un maglia a manica lunga. Questa è sintetica e fa un caldo pazzesco, ma visto che la lezione è dalle 12:00 alle 14:00 almeno mi eviterà bruciature. Il sole delle Hawaii non concede tregua nemmeno se sei già abbronzato.

Arrivati ci danno le tavole che in coppia portiamo in riva al mare, facciamo stretching, ci fanno provare i movimenti per alzarsi e ci fanno entrare in acqua.

Due istruttori si piazzano al largo, noi a coda dobbiamo andare da loro. Ci tengono ferma la tavola e quando arriva l’onda urlano “padding, padding sir” e ti danno una spinta. La tavola prende velocità, eseguo i quattro movimenti (ehemmm in realtà li ho fatti diventare tre, uno è veramente inutile) e mi trovo in pedi sulla tavola al primo tentativo.

Ok, chiariamo, non sono un fenomeno del surf! Queste vecchie cariatidi della tavola la sanno lunga. Per prima cosa ci hanno fornito delle tavole formato portaerei che non si muovono nemmeno se ci salti sopra, perdere l’equilibrio diventa difficile. La spinta che ti danno è essenziale perché ti mette nella condizione di prendere l’onda anche se sbagli il tempo del “padding” e questa mi sembra sia la cosa più difficile. Infine siamo in grado solo di andare diritti, nessuna manovra per cambiare traiettoria.

Detto questo però, con le onde non troppo feroci di Waikiki il surf non mi pare uno sport troppo difficile. Sono persino riuscito a fare qualche manovra nel momento in cui un altro allievo mi si è piazzato davanti, è tutto abbastanza istintivo. Di sicuro necessità di ore e ore di pratica, sopratutto per il tempismo di prendere l’onda, ma credo che prima o poi si riesca a passare al gradino successivo: una tavola di lunghezza inferiore e necessariamente più “nervosa”.

C’è però un problema: il “padding, padding sir” è continuo. Remi per prendere l’onda, remi per tornare indietro, ti alzi sulle braccia (tipo il Cobra dello Yoga) quando arriva l’onda, spingi per alzarti in pedi, insomma le braccia non stanno mai ferme. Il primo giro è di entusiasmo, il secondo pure, ma al terzo senti il fuoco! Ad un certo punto ho iniziato a maledire l’idea della lezione da due ore, ma quando sei in ballo continui con questo padding! Dopo il quarto giro non guardi nemmeno più avanti, testa bassa e padding. Ovviamente ti rivivi le uova e il caffè della mattina. Al sesto giro le braccia sono talmente frollate che il dolore passa, non senti più niente e il giorno dopo sai che arriverà il conto.

Proseguiamo fino alla fine della lezione, le ultime onde le ho prese senza la spinta e devo dire che è veramente la parte più difficile.

Usciamo dall’acqua, riponiamo le tavole e torniamo al negozio. Faccio due chiacchiere con l’istruttore che mi seguiva, un ragazzo di 18 anni. Scopro che alle Hawaii verso i 7-8 anni li mettono direttamente sulla tavola, per questo sono tutti così bravi e hanno braccia robuste. Per loro è un po’ come una bicicletta.

Sono così stanco che l’idea di fare un po’ di pratica nel pomeriggio crolla, passerò il resto della giornata a fare dei bagni nell’Oceano per l’ultima volta.

Alle 18:00 torniamo in albergo, birra al tramonto e usciamo per l’ultimo ristorante. Proviamo Cheese Cake Factory, lo stesso di San Francisco, ma la fila è oltre l’ora.

Finiamo da Cheeseburger in Paradise, un posto dove fanno Hamburger. Il mio fatto con fagioli è eccellente, quello di Leila classico buono.

Ultimo giro per la città e poi torniamo tristi in albergo, il viaggio è finito e ci aspettano le 23 ore per tornare a casa.

Un commento sulle Hawaii è inutile, è tutto bellissimo e merita il lungo viaggio. E’ un posto dove coniugare qualche bagno con una natura pazzesca. Non so se mi ricapiterà di fare il bagno guardando una montagna di 4000 metri, di vedere la lava di un vulcano cadere in mare, acqua cristallina, arcobaleni costanti e i miei adorati osservatori astronomici in cima alle vette.

Di tutto questo non posso dire che dire … Mahalo!

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.