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Attenzione: non è un errore di ortografia, ci siamo effettivamente spostati da Don Khong a Don Khon.

Sveglia e colazione compresa all’albergo, non sontuosa, ma dignitosa.

Impachettiamo tutto e andiamo all’imbarco. Una piccola barchetta porta noi e altre otto persone all’isola di Don Khon via Don Det. Queste sono due piccole isole, sempre sul Mekong e facenti parte delle 4000, attrezzate per il turismo. Don Det è per i giovani, con guest house a poco prezzo e marjuana tollerata. Don Khon invece è per una platea un po’ più attempata, ma del resto le cose da vedere sono tutte qui e optiamo per la seconda.

Arriviamo alla Guest House Pa Kha e scopriamo che i gestori sono gentilissimi come Tripadvisor recensiva. Prendiamo la camera, facciamo un breve snack con degli Spring Roll sui quali succede un incedente. Difatti li abbiamo ordinati “fresh” perché erano gli unici vegetariani, ma sono arrivati crudi. Abbiamo chiesto se li potevano cuocere, ma io uno intanto me lo sono mangiato. Ok, è vero: verdura cruda? Incrocio le dita e vediamo come sarò messo domani.

Nel pomeriggio affittiamo delle biciclette partiamo per il giro dell’isola. Le biciclette a differenza di quelle del giorno precedente sono ottime, quello che ti rompe le chiappe sono le strade, tutte sterrate e con enormi buchi.

Don Den e Don Khon sono collegate dal ponte francese, dove ti chiedono di pagare un biglietto a titolo di visita delle cascate di Li Phi per passarci sotto. Noi ci dobbiamo andare, ma se non dovessimo? Oltretutto da oggi il prezzo è passato da 25.000Kip a 35.000Kip, potere del Natale.

Le cascate sono molto belle, un ramo del Mekong si stringe e scende impetuoso di livello. Lo spettacolo è suggestivo. Più avanti c’è una piccola spiaggia, dove troviamo un bar con musica a palla e qualche disperato che forse cercava il clima di Ibiza.

Proseguiamo e arriviamo alla grande spiaggia. Prima di questa ci sono due case private o ristoranti, non abbiamo capito, con musica del Laos a palla, odore di alcool e una decina di laotiani che ballano abbastanza ubriachi. I ragazzi qui sanno fare una festa!

La spiaggia è meglio dell’altra, nel senso che ne replica la tristezza, ma il bello è sedersi e vedere la faccia delusa della gente che arriva qui con aspettative da Lonely Planet. Cari escursionisti di questa guida, ma dove avete visto che si può fare il bagno?

In compenso partono delle barche che ti portano a vedere i delfini. Chiediamo a dei tizi che rientrano se li hanno avvistati: uno su tre sì, ma lontano e mezza testa. Soprassediamo.

Ritorniamo verso il villaggio e prendiamo la strada ad est. Qui il percorso diventa spettacolare: si fiancheggiano una miriade di isolotti sul Mekong, si passano villaggi e un Wat. Dopo avere pedalato per una mezz’oretta, con le chiappe ormai roventi, si arriva alle cascate di Khon Pa Soi, meno belle delle altre, ma il fatto che si possano contemplare da un ponte sospeso rende valida la visita.

Ci beviamo una Birra Lao al bar della Guest House. Questa birra formato familiare è buona e costa circa un euro, il problema è che ne bevi in continuazione! In questo posto fanno però anche una spettacolare succo di ananas e latte di cocco, ovviamente con ghiaccio, ma la sorte è già stata sfidata.

Incontriamo due signori francesi che stanno girando l’isola e che avevamo conosciuto la mattina e facciamo un po’ di conversazione, quindi ceniamo alla Guest House.

 Il menù è buono, ma non spettacolare. Prendiamo di nuovo gli Spring Roll specificando fritti, Noodles vegetariani per me e al pollo per Leila, ovviamente con un’altra Beer Lao.

Poco dopo torniamo in camera, un po’ di diario, ma sul più bello la signora decide che è ora di dormire e stacca Internet a tutti.

Bonne nuit.