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01/05/2017 – Mar morto

Sveglia presto, del resto siamo andati a letto con le galline. La colazione dell’albergo è in linea con la performance generale, ovvero orrenda. Persino il caffè solubile è un tarocco scarso del Nescafe.
Prima di partire vedo che l’anziano Garmin non conosce metà delle nostre mete. Il motivo è semplice, conosce i termimi arabi. Wikipedia viene in aiuto fornendo o le cordinate oppure il nome corretto.

Lasciamo con ironica tristezza l’albergo e andiamo a fare benzina. Come una volta in Italia il pieno è servito, non ci so sono self service.

Partiamo poi alla volta di Jerash. La strada è bella, ma passa spesso in mezzo alle città dove il traffico è congestionato. Impossibile persino mantenere le previsioni di google map.

Ma che ci fa un italiano in mezzo a resti romani? Be’, la cosa straordinaria è lo stato di conservazione, tutt’altro che intonso, ma da fare invidia al foro di Roma. Il giro si fa circa in un’ora e merita sicuramente.

Prossguiamo per Umm Quais, la città di Antiochia. Di questa rimangono parecchie mura, non proprio in splendido stato. La cosa curiosa è che la frontiera di Israele è molto vicina, tanto da fare agganciare il segnale dal mio telefono: “Benvento in Israele, per telefonare ….”. 

Il navigatore per arrivare in questi due siti ha seguito delle strade assurde, ma è sempre arrivato a destinazione. Il meglio deve ancore venire. 

Impostiamo il castello di Aljoun, però chiedendo la via più breve. Finiamo in posti remoti, dove abbiamo un assaggio della vera situazione giordana. Sicuramente si capisce che lo stato prospera, ma arranca. In questi angoli però le strade sono malridotte, le abitazioni mai finite e vediamo lavori spariti nell’oppulente Europa. Un tizio con una macchina da cucire a pedale cuce e ripara scarpe, barbieri con poltrone di un tempo, benzinai con pompe arcaiche. È  questo che ha reso la giornata magnifica, non tanto le visite, ma quanto questi scorci di vita quotidiana.

Arrivati al castello ci fermiamo giusto il tempo di una visita veloce. Il castello è splendidamente mantenuto, molto simile ai nostri medioevali, malgrado sia arabo. Anche il panorama dalla terrazza è splendido.

La strada dal castello al Mar Morto attraversa la valle del Giordano. Si passa dal secco visto in mattinata alla vegetazione. Ci sono decine e decine di chilometri di serre dove vengono coltivati prettamente pomodori. Purtroppo i rigogliosi campi sono intervallati da tendopoli, probabilmente profughi siriani e questo ti riporta alla orrenda realtà della stupidità umana. 

Nei paraggi di Betania il Garmin vince il primo premio. Ci infila per uno stradino sterrato dove veniamo bloccati da un gregge di capre. Le sospensioni del povero Mustafa vengono messe a dura prova da una serie di buche piene d’acqua in modo da nascondere  la vera profondità. 

Ritorniama a fatica indietro per poi scoprire una confortevole e nuova strada conosciuta anche dal Garmin che ci porta comodamente a destinazione… ma è troppo tardi e il sito è chiuso.

Proseguiamo verso l’albergo sul Mar Morto, dove scopro che Leila mi ha teso un agguato prendendo una costosissima camera al Crowne Plaza. “Ho capito che era una offerta, ma questo non vuole dire che sia economica!” Credo che questa sia una delle discussioni più vecchie della storia.

Ci fiondiamo in spiaggia a toccare il mare e la sensazione e’ strana: acqua salatissima e oleosa. Scopro più tardi che il sale ha sciolto le pietre bitumimose rendendola così.

L’albergo è sicuramente spettacolare, ceniamo al buffet interno perché siamo stanchi morti. C’è cucina locale e internazionale, non cattivo, ma nemmeno particolarmente entusiasmante. L’unica nota critica è la scelta per vegetariani che ti porta a prendere verdure crude, mangio cus cus e altri piatti giordano libanesi con pomodori, cipolle e altro. Speriamo bene…

Leila ha più  scelte e credo che le abbia provate quasi tutte.

Dopo cena barcolliamo verso la camera, siamo pronti per andare a dormire.

2 pensieri su “01/05/2017 – Mar morto

  1. Gabriella

    ciao viaggiatori, da buona fans lascio il primo commento di questo giro. Io non mi preoccuperei troppo per le verdure, la Giordania è l’unico paese “caldo” che ho passato indenne dalle maledizioni 🙂 Ed è anche quello che mi ha affascinato di più. Anche 3 anni fa si vedevano gli accampamenti lungo le strade ma la guida ci disse che non molti sono per i profughi (che in Giordania erano già veramente tanti anche allora), la maggior parte sono dei beduini che vivono ancora così e a cui lo stato fornisce tutti i servizi in loco, scuole e presidi medici compresi fra le tende. Un consiglio: appena potete compratevi, uno per uno, i loro copricapi bianchi e rossi (non mi ricordo come si scrive il nome) e usate quelli invece dei cappelli (anche le donne lo mettono, ma annodato diversamente) riparano perfettamente e sono freschi. In attesa delle prossime foto buon proseguimento. Gabriella

  2. bomp.it Autore articolo

    L’hanno detto anche a noi, ma spesso ci sono tende di enti di assistenza internazionale e questo mi insospettisce. Le tende dei beduini le abbiamo identificate in altri posti. Boh, non saprei …

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